Vasco incanta Trento: In 120.000 per l’apertura del tour che segna il ritorno dei grandi raduni live dopo la pandemia
ADNKRONOS – (Dall’inviata Silvia Mancinelli) Come fu per Modena Park è ancora una volta l’elicottero, decollato per l’occasione alle 18 dalla vicina Fai della Paganella, a catapultare Vasco al Trentino Music Arena dove la combriccola dei 120mila aspetta da ore sotto a un sole bollente.
Quando il buio si prepara ad accogliere le 1500 luci, la distesa verde incastonata tra le montagne e le viti è un tappeto di gente coi cellulari puntati all’enorme palco. A smorzare l’entusiasmo un annuncio accolto tra i fischi: il concerto inizierà in ritardo, alle 21.30, per la gente che ancora aspetta ai cancelli di entrare. Circa 15mila i fan rimasti fuori e ai quali non è rimasto che raggiungere a piedi l’area del concerto.
La musica parte lenta, sugli schermi le cime di un paesaggio desertico, la desolazione di un vecchio furgone abbandonato, la stessa della pandemia, del Covid che ci ha tenuti lontani. In silenzio, da soli.
E poi la scritta enorme, Vasco XXII.
È il 2022. Eravamo rimasti al 2019, a Milano e a Cagliari. Poi l’astinenza da emergenza sanitaria e quarantene. Oggi Vasco è tornato, i suoi fan sono tornati. Ed ecco che l’arena esplode, XXII si dimezza e diventa XI, l’undicesimo comandamento: avanti il prossimo, a oltranza!
“Benvenuti, bentornati, ben ritrovati, sani e lucidi. Finalmente, finalmente tutti insieme” dice anticipando “L’uomo più semplice”.
“Quanto mi siete mancati. È stata dura, è stata lunga”, dice il Blasco ai suoi.
Tanto spazio agli anni ’80 con “Amore aiuto”, “Ti taglio la gola”, “Muoviti” e “Toffee” con un assolo di sax. “Sono molto eccitato, incredibile, è stata lunga però siamo ancora qua. Evviva” dice prima di lanciare “Un senso”. E poi “Stupendo”, “Siamo soli” (ma tanti, specifica Vasco dal palco), “Rewind” e “Delusa”, la canzone scritta per le ragazze dello storico programma di Mediaset “Non è la Rai” e al cui testo ha sostituito per l’occasione Boncompagni con “quel Berlusconi lì”. Non è mancato il riferimento al Covid nell’arena che durante la pandemia è stata un grande centro vaccinale: “Eh già – ha cantato – io sono vaccinato (con 3 dosi)”.
E mentre tra il pubblico devastato dall’attesa e dal sole del giorno i sanitari del 118 corrono tra svenimenti e malori, è della guerra che Vasco torna a parlare, sulle note finali di “Sballi ravvicinati del terzo tipo”: “Fanculo la guerra, tutte le guerre sono contro l’umanità, la civiltà, contro le donne, i bambini e gli anziani”.
Non mancano “Sally”, “Vita spericolata”, “Senza Parole”, ovviamente “Canzone” che come sempre dedica “a tutti quelli che se ne sono andati prima del tempo e che sono sempre con noi” dice prima di fare un applauso e baciare il cielo. Due ore e mezzo dopo e le luci si abbassano, la chiusura è come sempre affidata ad “Albachiara” e i fuochi d’artificio illuminano il finale.
Tra quattro giorni tocca a San Siro. Blasco è tornato, la strada della combriccola è spianata fino al 30 giugno, quando il tour si chiuderà all’Olimpico di Torino. (ADNKRONOS)