Le alghe brune per difendere la costa. I ricercatori dell’Ispra hanno raccolto immagini per mappare le foreste di Cystoseira nell’Area marina di Punta Licosa
Con l’aggravarsi della crisi climatica, il mare sta erodendo sempre di più le coste italiane, mettendo a rischio ecosistemi preziosi e comunità costiere. Ma ci sono architetti naturali per proteggerle, come le alghe brune, guardiani sottomarini.
Le alghe brune, come la Cystoseira, formano fitte foreste sommerse lungo le coste rocciose del Cilento. Questi habitat unici svolgono un ruolo fondamentale nella protezione dei litorali, agendo come una barriera naturale contro l’energia delle onde. Le lunghe fronde delle alghe rallentano il moto ondoso e le correnti marine, permettendo ai sedimenti di depositarsi e stabilizzarsi. Questo processo, apparentemente semplice, riduce significativamente l’erosione costiera e favorisce la rigenerazione dei fondali. Ma il contributo della Cystoseira va oltre: le sue foreste offrono rifugio e nutrimento a numerose specie marine, diventando vere e proprie oasi di biodiversità. Nel Cilento, in particolare nelle aree marine protette come quella di Punta Licosa nell’Area Marina Protetta di Santa Maria di Castellabate e e nell’AMP Costa degli Infreschi e della Masseta, le foreste di Cystoseira sono simbolo di un equilibrio naturale che resiste da secoli.
Tuttavia, il cambiamento climatico, l’inquinamento, la pesca intensiva e l’aumento delle temperature stanno mettendo a dura prova queste alghe preziose.
La perdita delle foreste di Cystoseira non rappresenterebbe solo un danno ecologico, ma anche una minaccia di-retta per le coste del Cilento, esposte a un crescente rischio di erosione.
I principali fattori che stanno mettendo a rischio le foreste sommerse di Cystoseira sono l’urbanizzazione, l’inquinamento (attenzione ai pesticidi!), la sedimentazione, l’introduzione accidentale di specie non native del mar Mediterraneo e i cambiamenti climatici.
In Campania, dato il forte impatto antropico alla quale è sottoposta tutta la costa, si pensava che le foreste di Cystoseira fossero quasi del tutto scomparse. Grazie a iniziative come il programma LIFE, progetti come NatuReef e REEForest stanno lavorando per ripristinare queste foreste sommerse, riconoscendone il valore strategico nella lotta contro l’erosione costiera. Inoltre proseguono con successo i monitoraggi con drone aereo e drone marino di superficie nell’area Parco. I ricercatori dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) hanno raccolto immagini per mappare le foreste di Cystoseira nell’area marina di Punta Licosa, studiando un tratto costiero di circa 500 metri e una superficie marina totale di 0,05 km². All’interno di quest’area è stato individuato un sito donatore con un’alta Giovanni a Piro, lungo la costa che va dalla Torre dello Zancale, di Marina di Camerota, a Scario. Anche i fondali di quest’area marina protetta sono ricchi di vaste praterie di Posidonia Oceanica, tra le cui foglie si rinviene la “nacchera” (Pinna nobilis), specie protetta di mollusco bivalve, indice di un buon stato di conservazione delle praterie. In particolare, nelle aree di levante di Porto Infreschi è stato rinvenuto un “campo” particolarmente intenso di questi grandi bivalvi, forse nucleo relitto di una popolazione una volta ben più diffusa nei posidonieti dell’intera area.
Nel 2020 il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è stato coinvolto nel progetto europeo “Sea Forest Life” per monitorare lo stato di salute dei parchi marini anche attraverso la mappatura delle praterie di posidonia nelle due riserve marine di Santa Maria di Castellabate e Costa degli Infreschi e della Masseta, svolgere azioni concrete per la conservazione del podisonieti, mirando alla diminuzione del loro degrado. (di Marianna Vallone – LA CITTA)