Capaccio Paestum. Comune parte civile contro Franco Alfieri
Porta la firma della consuocera, la vicesindaca Maria Antonietta Di Filippo, la deliberazione della giunta comunale che porta il Comune di Capaccio Paestum a costituirsi parte civile nell’ambito del processo ribattezzato Sistema Cilento. Un atto non obbligatorio, soprattutto se si considera che il Comune di Salerno non si è mai costituito parte civile nel processo sulle cooperative sociali. La deliberazione è stata approvata nella giornata di ieri, a pochi giorni dalla prima udienza, in programma il prossimo 4 febbraio e prevede una richiesta di risarcimento danno per i danni materiali e morali che il Comune ha subìto.
Una considerazione politica, alla luce dell’atto approvato, oggi è d’obbligo: la maggioranza volta le spalle a Franco Alfieri, le casse vuote del Comune oggi hanno la priorità rispetto a un amministratore sospeso e, forse, per la prima volta si ha la capacità di ammettere che l’azione amministrativa portata avanti dal primo cittadino e presidente della Provincia di Salerno, oggi sospeso da entrambe le cariche, con l’aiuto del suo ex capostaff Andrea Campanile, ha danneggiato l’ente. “Il Comune, ente esponenziale di interessi collettivi e soggetto direttamente leso dalla condotta posta in essere dagli imputati, è legittimato, quale parte offesa, a costituirsi parte civile per ottenere, con la pena che sarà ritenuta di giustizia, anche il risarcimento di danni materiali e morali, compresi quelli derivanti dalla lesione dell’immagine, conseguenti alla perpetrazione dei reati contestati”, si legge nella deliberazione di giunta, evidenziando per l’appunto anche il danno d’immagine.
A rappresentare il Comune alla prima udienza, fissata per il 4 febbraio dinanzi al Tribunale di Salerno Sezione Penale, 2° Collegio in composizione collegiale, sarà Raffaele Carpinelli dell’Avvocatura Comunale. E dunque, oggi per Alfieri la strada diventa un imbuto in salita: le dimissioni sono quasi obbligatorie, soprattutto se si considera che anche la sua facente funzioni, legata ad Alfieri da un legame di “parentela” (come detto, è la consuocera) non si è tirata indietro rispetto a un atto, sicuramente tecnico, che mette però in evidenza una realtà sottaciuta fino ad oggi. Le reazioni. «Alfieri prenda atto e stacchi la spina a una Giunta che gli chiede i danni morali e materiali». Così Carmine Caramante, già candidato alla carica di sindaco alle scorse elezioni amministrative, in merito alla costituzione di parte civile. Caramante, attraverso i canali social, ha fatto sapere di aver chiesto pubblicamente, qualche settimana fa, alla facente funzioni e alla giunta, pur non essendo essa obbligata dalla legge, di costituirsi parte civile nel processo penale che dal 4 febbraio prossimo vedrà il Sindaco Franco Alfieri imputato. «Ebbene, vi sembrerà strano, ma sono stato accontentato. Chissà, forse sarà stato uno scatto d’orgoglio, oppure il timore di ledere gli interessi collettivi dell’ente! Fatto sta che l’hanno fatto.
E, di questo, sul piano amministrativo gliene va dato atto – ha scritto ancora Caramante – Ora, però, oltre a un piano amministrativo, esiste anche, e soprattutto, un piano politico. Di conseguenza a ciò, nel momento in cui elementi di una Giunta comunale vanno a deliberare un simile atto, automaticamente e inoppugnabilmente, si pongono “sul piano politico” in una posizione aperta di sfiducia nell’operato e nella condotta del proprio Sindaco che li ha nominati assessori. Un atto politico netto di presa di distanze a cui, per logica politica, dovrebbero seguire le rispettive dimissioni dall’incarico, essendo venuto meno il rapporto di fiducia nei confronti del delegante Sindaco. A sua volta, il Sindaco Alfieri dovrebbe prendere atto dell’avvenuta sfiducia da parte dei suoi assessori e rassegnare le sue dimissioni, constatando l’inutilità del suo resistere ai domiciliari per portare avanti un’Amministrazione Comunale che di fatto gli ha voltato le spalle addirittura chiedendogli i danni morali e materiali». Un atto che, in qualche modo, indigna anche la cittadinanza, molti oggi chiedono le dimissioni della giunta, all’indomani della deliberazione approvata, rei di aver «avallato qualsiasi scelta del sindaco alzando la manina in consiglio senza mai proferire parola». (Erica Noschese – LE CRONACHE)