Balneari, Corte Ue: no rinnovo automatico concessioni. “Meloni ha garantito a Breton che Italia applicherà diritto Ue”
Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane “non possono essere rinnovate automaticamente”, ma devono essere “oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente”. Lo ricorda la Corte di Giustizia dell’Ue, in una sentenza relativa ad una causa che vede l’Agcm, l’autorità Antitrust, opposta al Comune di Ginosa, nel Tarantino. I giudici nazionali e le autorità amministrative, chiarisce la Corte Ue, “sono tenuti ad applicare le norme pertinenti di diritto dell’Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi alle stesse”.
La vicenda nasce dalla legge italiana del 2018, che ha prorogato le concessioni balneari fino alla fine del 2033. In forza di questa legge, il Comune di Ginosa nel 2020 ha rinnovato le concessioni balneari sul suo territorio. L’Agcm ha eccepito, con un parere motivato, invitando il Comune a metterle a gara. Dato che il Comune non si è adeguato, l’Agcm ha fatto ricorso al Tar della Puglia, che ha posto a sua volta alla Corte di Giustizia Ue alcune questioni dirette a verificare l’ambito di applicazione della direttiva 2006/13 sul mercato interno, nota come Bolkestein.
Per i giudici di Lussemburgo, la direttiva si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo. Inoltre, il diritto dell’Ue non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un’analisi del territorio costiero del Comune in questione. È necessario che i criteri adottati da uno Stato membro per valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili si basino su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati.
Per la Corte l’obbligo, per gli Stati membri, di applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente tra i candidati potenziali, nonché il divieto di rinnovare automaticamente un’autorizzazione rilasciata per una determinata attività sono enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva. Poiché tali disposizioni sono produttive di effetti diretti, i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti ad applicarle, e anche a disapplicare le norme di diritto nazionale non conformi.
PORTAVOCE UE – Alla Commissione Europea “siamo in stretto contatto con le autorità nazionali” sulla questione delle concessioni balneari. Il commissario al Mercato Interno Thierry Breton “è stato in Italia la settimana scorsa. Ha avuto una riunione con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ha sollevato anche questa questione, che è molto importante per l’economia italiana. E la prima ministra ha rassicurato e garantito che le autorità italiane assicureranno molto velocemente l’applicazione del diritto Ue, anche alla luce della sentenza della Corte di Giustizia”, dice la portavoce della Commissione Europea al Mercato Interno Sonya Gospodinova, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. “Questo vuol dire – prosegue – che le autorità nazionali procederanno ad allineare la legislazione italiana alle regole europee. In questo contesto esercitiamo una vigilanza molto diretta e stringente: restiamo in contatto con le autorità italiane”.
LE REAZIONI – “La sentenza di oggi della Corte di Giustizia Ue sui balneari è da leggere attentamente. Se da un lato ribadisce alcuni principi già noti, dall’altro conferisce piena legittimità e rafforza l’utilità del lavoro impostato dal governo con il tavolo tecnico, che sarà chiamato a breve a predisporre la mappatura delle aree demaniali”, dichiara Gianluca Caramanna, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Attività produttive e responsabile del Dipartimento Turismo del partito.
“Su questa base, siamo certi, il governo potrà continuare il dialogo in corso con la Commissione Ue, al fine di arrivare in tempi brevi ad una normativa che definisca una volta per tutte la questione, garantendo un quadro certo agli operatori e alle amministrazioni coinvolte”, conclude il parlamentare.
“La sentenza della Corte di Giustizia europea dà ragione all’approccio che da anni la Lega e io personalmente, già da ministro, portiamo avanti. Conferma, infatti, che l’eventuale applicazione della direttiva sulla concorrenza anche alle concessioni balneari italiane passa per la verifica della scarsità delle risorse a livello nazionale, non solo o non tanto a livello locale. Una scarsità che, di fronte a 8mila chilometri di coste, è evidentemente inesistente. Quindi: niente scarsità, niente Bolkestein”, commenta il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, della Lega.
“In definitiva – conclude – questa sentenza rappresenta un’ulteriore spinta a procedere rapidamente con la mappatura delle spiagge da noi richiesta e a convocare rapidamente il tavolo interministeriale per stabilire una volta per tutte con criteri equi i termini entro i quali le risorse del demanio marittimo italiano possono essere considerate scarse. Questi passaggi restano presupposti essenziali per mettere a gara eventuali nuove concessioni in maniera ‘imparziale e trasparente’, come richiesto dalla Corte, tutelando al contempo le imprese già esistenti”.
Angelo Bonelli dei Verdi sottolinea che “la Corte di Giustizia europea conferma quello che noi sosteniamo da anni, ovvero che in Italia esiste un monopolio di stabilimenti balneari che sono stati dati in concessione in assenza di gara. Ed è assolutamente falso quello che sostiene la Lega sulla scarsità di spiagge nel nostro Paese anzi, secondo le elaborazioni condotte su dati del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, in Italia le coste sabbiose sono lunghe circa 3.400 chilometri e quasi il 43 per cento di queste è occupato da stabilimenti balneari”.
“Di fatto stanno tutelando i privilegi di chi paga poche migliaia di euro mentre fattura milioni di euro. Visto che lo Stato incassa soltanto 107 milioni di euro anno dalle concessioni balneari, mentre il fatturato complessivo è di 7 miliardi di euro, con un tasso di evasione altissimo. Quindi questa sentenza conferma che il governo Meloni ancora una volta ha preso una cantonata aprendo un conflitto con la Ue dal punto di vista del diritto, uscendone sconfitta”. (ADNKRONOS)