Minacce choc alla Meloni. “Uccidiamo te e tua figlia”
Bandiere di Che Guevara, ritratti di Stalin esibiti con orgoglio sui megafoni. La sinistra non si limita a scendere in piazza e a protestare. Evoca la violenza. Quale legittima reazione alle misure del governo. E soprattutto contro le sue politiche sociali. Minacce sui social a Giorgia Meloni e alla figlia, raccolte in un collage dall’account Twitter di Fdi, per lo stop al reddito di cittadinanza. E poi quelle in tv, al ministro Guido Crosetto, diffuse durante un servizio della trasmissione Quarta Repubblica, condotto da Nicola Porro su Retequattro.
Le minacce social alla premier fanno venire i brividi: «Ci vuole la morte di lei di sua figlia». E ancora: «Attenta che ti arriva un coltello in pancia a te e a tua figlia, tu togli il reddito e io uccido tua figlia, SICURO». Fdi insorge. E punta il dito contro Giuseppe Conte, paladino della misura bandiera dei 5 stelle. Tuona Giovanbattista Fazzolari: « È il prodotto del clima di odio fomentato dalla narrazione falsa di chi sul disagio sociale cerca di lucrare facili consensi». E il deputato Fdi Marco Cerreto: «La politica assistenzialista portata avanti dal M5s sta fomentando questo sciacallaggio. Intervenga Conte fermando un elettorato di cui si dovrebbe solo vergognare».
L’attacco tv a Crosetto. Al microfono di un giornalista, un manifestate non si stupisce della violenza è senza alcun imbarazzo dice: «Crosetto vittima di violenza? Non mi strapperei i capelli». Commenta Crosetto: «Sono scioccato Non mi aspettavo di arrivare al punto di essere minacciato per il fatto di essere ministro della Difesa e servire il mio Paese». Solidarietà alla Meloni, così come a Crosetto è arrivata da tutto il mondo politico. Dai presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, fino ai colleghi di governo. «Le minacce fisiche a un ministro della Repubblica sono un atto gravissimo, un attacco alla democrazia. Il governo è al suo fianco e continuerà a lavorare per il bene dei cittadini e dell’Italia. Non si farà intimidire», scrive in un tweet il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
«A vili aggressioni come queste – gli fa eco il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi – dobbiamo opporre un dialogo sempre costruttivo e rispettoso delle altrui posizioni». «Conosciamo tutti la sua determinazione ed il suo coraggio – osserca Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento – e non saranno certo le minacce e le parole vili di facinorosi, che per giunta si definiscono pacifisti, a farlo desistere. Il suo lavoro e il suo impegno per l’Italia proseguiranno più forti di prima». Analoga la posizione del ministro del Turismo, Daniela Santanchè. «Non si può tollerare – spiega – l’uso di certi toni e minacce che ci riportano indietro nel tempo ad anni terribili per la nostra Nazione e che dobbiamo scongiurare, in ogni modo, di rivivere».
Per il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, «la violenza politica esercitata nel nome del pacifismo è un ossimoro inaccettabile». Mentre il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha parlato di «pacifismo à la carte, solidale con tutti ma pronto a indirizzare messaggi di odio e di violenza contro esponenti di un governo considerato nemico». Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo è convinto che «l’amico Guido non si farà intimidire e porterà avanti il suo lavoro con il rigore dimostrato sino ad ora».
Dall’opposizione si sono fatti sentire la presidente di Azione, Mara Carfagna ed il capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera, Matteo Richetti.
(IL GIORNALE)