Italiani alle urne: Il 25 settembre 51 milioni di cittadini saranno chiamati ai seggi per eleggere la XIX legislatura della Repubblica
Due mesi dopo la caduta del governo Draghi, la legislatura giunge al termine. Domenica la chiamata alle urne chiuderà la campagna elettorale e ci dirà come sarà composto il prossimo parlamento. Un caso particolare per l’Italia, in cui non si è mai votato in autunno per le politiche, ma soprattutto dopo due mesi di comizi e scontri che però non hanno saputo davvero offrire dei colpi di scena.
Quelle di domenica saranno le seconde elezioni in cui si voterà con la legge elettorale Rosato (il cosiddetto Rosatellum). Sarà anche la prima volta in cui verranno scelti i membri del parlamento dopo la riforma del 2020 voluta dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle. Quest’ultima ha modificato gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione, riducendo il numero dei deputati alla Camera da 630 a 400 (con quelli riservati alla circoscrizione estero che passano da 12 a 8) e del Senato da 315 a 200 (da 6 a 4 per la circoscrizione estero).
Per entrare in Parlamento i partiti dovranno superare la soglia di sbarramento minima del 3% dei voti. Alla prima macro-soglia se ne aggiunge una seconda del 10% per le coalizioni, ma con alcune particolarità: la prima è che si potrà ottenere dei seggi solo se almeno una delle liste che compongono la coalizione stessa abbia superato il 3%.
I nuovi membri del parlamento rimarranno in carica (salvo imprevisti) per i prossimi cinque anni. Le elezioni anticipate sono tutt’altro che un’eccezione: in molti casi, vista l’impossibilità di creare una maggioranza in grado di sostenere un governo, i presidenti della Repubblica si sono visti costretti a sciogliere le Camere e a indire nuove elezioni.
La condizione dei partiti
Dato il silenzio elettorale gli ultimi sondaggi ufficiali risalgono a due settimane fa, ma i rapporti di forza non sembrano essere cambiati: Fratelli d’Italia resta stabilmente in testa come in tutta la campagna elettorale, seguito dal Partito Democratico, seguiti praticamente a pari merito dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega (alleata con Fratelli D’Italia insieme a Forza Italia).
Guardando alle coalizioni, il quadro si fa ancora più marcato: il centrodestra è dato intorno al 45%, il centrosinistra si ferma intorno al 30% e il Terzo Polo di Azione e Italia Viva è dato al 6,4%.
Alla chiusura dei seggi, alle 23 di domenica 25 settembre, saranno pubblicati i primi exit poll, ai quali seguiranno le proiezioni pubblicate dal ministero dell’Interno e basate sui primi risultati reali derivanti dallo spoglio delle schede nei seggi. Successivamente avverrà l’insediamento dei nuovi membri del Parlamento e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrà incaricare una persona (Per consuetudine il leader del partito che ha ottenuto più voti, ma non è obbligatorio) di formare un nuovo governo.
Il presidente del Consiglio incaricato, dovrà quindi valutare la possibilità di ottenere il sostegno di una maggioranza parlamentare e tornerà al Quirinale per sciogliere la riserva: in senso positivo, nel caso in cui sia in grado di formare un governo, in senso negativo, qualora non abbia ottenuto il benestare da un numero sufficiente di deputati e senatori. Nel primo caso, si procederà alla presentazione della lista dei ministri e al giuramento del nuovo governo, che poi si presenterà in parlamento per esporre il proprio programma e chiederne la fiducia. Nel secondo caso, il presidente della Repubblica potrà incaricare un’altra persona oppure attribuire un mandato esplorativo.
Come si vota
Avranno diritto a esprimere il proprio voto tutti i cittadini che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età, per la prima volta anche per il Senato (dove prima servivano minimo 25 anni). Il 37% dei seggi (147 alla Camera e 74 al Senato) verrà assegnato con il sistema maggioritario. il 61% dei seggi (rispettivamente 245 e 122) è ripartito proporzionalmente tra le coalizioni e le singole liste che abbiano superato le previste soglie di sbarramento nazionali. Il restante 2% (8 deputati e 4 senatori) è destinato al voto degli italiani residenti all’estero e viene assegnato con un sistema proporzionale. Insieme al proprio documento d’identità, ogni elettore dovrà presentarsi ai seggi in possesso della propria tessera elettorale. Per i cittadini residenti all’estero – circa 5 milioni e mezzo di persone – è necessaria l’iscrizione all’apposita anagrafe (Aire): solo in questo modo i consolati potranno inviare loro le schede per il voto per via postale. Chi si trova invece in un altro comune italiano rispetto a quello di residenza – a cominciare dagli studenti fuori sede – è costretto a tornare a casa per poter votare. Il problema però diventa centrale: si stima che i fuorisede in Italia siano 4,9 milioni, ovvero il 10% circa del totale degli elettori. Di questi, 1,9 milioni vivono a più di 2 ore di macchina dal Comune di residenza e andare a votare, oltre che a richiedere del tempo, rischia di diventare un viaggio oneroso nonostante gli sconti sui mezzi di trasporto. Ciò va in contrasto, oltre che al diritto al voto, anche all’allargamento della platea dei votanti per il senato sancito dalla riforma del 2020, in quanto proprio nella fascia 18-25 anni si trovano la maggior parte degli studenti fuorisede.
La scheda elettorale
Tutti gli elettori dovranno esprimere il voto su un’unica scheda, sulla quale sono presenti il nome del candidato nel collegio uninominale, il contrassegno della lista collegata o, nel caso di coalizione, i contrassegni di tutte le liste collegate, con a fianco i nominativi dei candidati nel collegio plurinominale (da due a quattro). Sarà dunque sufficiente una croce sul simbolo del partito o della coalizione prescelti per esprimere il proprio voto. (LA STAMPA)